Cinema: l’avvento del sonoro – il doppiaggio

L’avvento del sonoro portò un inconveniente legato al problema della distribuzione all’estero dei film, a causa della diversità linguistica. Si impose il problema della traduzione e la necessità del doppiaggio.

In Italia, inoltre, il regime fascista impedì che si rischiasse un’imposizione delle lingue straniere in Italia, negando la proiezione di film parlati in lingua estera.

mario zambuto alberto sordi
Mauro Zambuto e Alberto Sordi voci italiane storiche di Stanlio e Ollio

Nei primi tempi si risolse applicando ai film i sottotitoli, cosa poco efficace in Italia, dove il tasso di analfabetismo era davvero molto elevato, oppure girando il film più volte in lingue diverse, questo perché la sincronizzazione tra movimento delle labbra e voce del doppiaggio era difficile da ottenere.

Nelle diverse versioni gli attori principali recitavano leggendo le loro battute su gobbi, dov’era riportata la pronuncia fonetica delle parole nelle altre lingue e non la traduzione vera e propria dei dialoghi.

L’attore e ballerino Fred Astaire nel film del 1933 Flying Down to Rio (Carioca), nella sua prima apparizione significativa sul grande schermo. Venne doppiato dall’attore e doppiatore Carletto Romano.

In seguito Romano legò il suo nome di doppiatore ai grandi comici americani Jerry Lewis, Bob Hope, Lou Costello, conosciuto in Italia come il Pinotto della coppia Gianni e Pinotto, quindi Chico Marx, Red Skelton e i francesi Louis de Funès e Fernandel nel ruolo di Don Camillo, nelle cinque pellicole di enorme successo da lui interpretate a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.

Talvolta gli attori leggevano muovendo solo le labbra e una voce di un madrelingua straniera, da dietro, si sostituiva alla loro, talvolta invece usavano la loro voce, ma in entrambi i casi spesso i risultati erano ridicoli se non esilaranti, come nel caso di Stanlio e Ollio, la cui strana pronuncia aveva un effetto così comico, che venne mantenuta anche quando i problemi di doppiaggio furono ormai superati.

Andreina Pagnani in un foto-ritratto degli anni ’30. Attrice, soprattutto teatrale, dotata di grande fascino e intensità recitativa, che si esprimeva anche attraverso la voce bellissima dagli accenti sfumati. La sua voce la portò a diventare insieme a Lydia Simoneschi, Tina Lattanzi, Rosetta Calavetta, Dhia Cristiani e Giovanna Scotto, una delle doppiatrici più quotate e richieste della sua generazione, a partire dal 1930, prestando la voce a grandi dive, come Bette Davis, Marlene Dietrich, Norma Shearer, Katharine Hepburn etc.

Nel 1931 la messa a punto del mixaggio su piste audio permise la sincronizzazione di voce e movimento delle labbra.

Il sistema sonoro era finalmente pronto per il doppiaggio vero e proprio, utile non solo per risolvere i problemi della lingua, e le maggiori case di produzione iniziarono a doppiare i loro film prima di esportarli.

Per il doppiaggio nella lingua del paese in cui il film veniva distribuito si rivolsero ad attori madrelingua, ovvero stranieri che vivevano o lavoravano nell’industria dello spettacolo, cinema o teatro, negli States. Anche questa soluzione però talvolta risultava artefatta, a causa delle cadenza americana assunta da tanti attori stranieri vivendo da molti anni negli Stati Uniti.

letty-lynton_joan-crawford

Joan Crawford, diva del muto passata con disinvoltura  al sonoro, qui protagonista del film del 1932  Ritorno (Letty Lynton) di Clarence Brown, doppiata da Rosina Galli.

La Galli attrice italiana trasferitasi negli Stati Uniti sul finire degli anni ’20, dopo alcuni lavori teatrali, venne assunta dalla Metro-Goldwyn-Mayer in qualità di doppiatrice. Quando ancora i doppiaggi italiani venivano realizzati negli USA (cosa che divenne indispensabile durante la seconda guerra mondiale) divenne la voce italiana ufficiale della Crawford e doppiò altre stelle come Myrna Loy e Lana Turner.

Dal 1936 Rosina Galli lavorò anche come attrice in ruoli secondari. Era sposata con Augusto Galli, attore, doppiatore e dialoghista, che dopo aver recitato in qualche film dell’epoca del muto, nel 1932 divenne direttore dei dialoghi per la MGM negli Stati Uniti. Alla fine della seconda guerra mondiale assunse il ruolo di  supervisore al doppiaggio e direttore della MGM in Italia, nel contempo prestò la sua voce per la versione italiana di molte produzioni.

Qualche mese dopo, il regime fascita impose che i film stranieri distribuiti nelle nostre sale fossero doppiati esclusivamente nel Regno d’Italia da personale di nazionalità italiana, col decreto legge del 5 ottobre 1933 si vietarono le pellicole “sonore non nazionali ad intreccio di metraggio non inferiore a 1000 m il cui adattamento supplementare in lingua italiana – doppiaggio o post-sincronizzazione – sia stato eseguito all’estero”, ammettendo il doppiaggio solo se realizzato in Italia.

Miranda Bonansea in una foto del 1935 – la Bonansea si affermò come l’attrice bambina di maggior successo del cinema italiano degli anni trenta e diventò la doppiatrice italiana ufficiale di Shirley Temple, la graziosa bimba prodigio, che aveva conquistato il pubblico mondiale. Per questo motivo la produzione decise di vestirla e pettinarla come la piccola “Riccioli d’Oro” americana.

Shirley Temple nel 1935

Questa manovra, volta a garantire la tutela dell’italianità come da politica di regime, assicurava anche un doppiaggio di migliore qualità, con voci prive di inflessioni straniere, che si esprimevano in un italiano corretto, ma era stata motivata soprattutto da esigenze politiche del regime fascista di censurare i film, come si faceva con gli altri mezzi di comunicazione. Il doppiaggio fatto in Italia rappresentava un notevole vantaggio per la censura: se una pellicola arrivava già doppiata era molto difficile da tagliare e correva il rischio del divieto totale, era molto più agevole visionare un film in versione originale e introdurre le modifiche ai dialoghi direttamente nel doppiaggio.

Gli studi di doppiaggio in Italia acquisirono ben presto uno stadio di maturità professionale di altissimo livello, anche perché vennero utilizzati validi attori teatrali.

Fu questo un periodo d’oro per il doppiaggio italiano, ma fu anche di breve durata: il primo colpo arrivò nel febbraio 1934 quando il governo fascista impose la “tassa sul doppiaggio”, 25.000 lire per ogni pellicola estera importata, al fine di favorire la produzione nazionale, il secondo, decisivo, arrivò con la svolta autarchica del 1938. 

Ingresso a Cinecittà – Gli studios romani nacquero in seguito all’incendio che distrusse gli studi cinematografici della società Cines nel 1935. Mussolini decise la costruzione di Cinecittà, che nelle sue intenzioni doveva essere il più grande studio cinematografico d’Europa, dotato di modernissime attrezzature. I lavori ebbero inizio nel gennaio del 1936 e dopo soli quindici mesi, il 28 aprile 1937 Mussolini inaugurò Cinecittà.

Al fine di sostenere la produzione nazionale, il regio decreto-legge del 4 settembre 1938, n. 1389, chiamato “legge Alfieri”, dal nome del Ministro della Cultura Popolare, introdusse tra le altre misure il monopolio dell’Enic (l’Ente Nazionale per le Industrie Cinematografiche, fondato nel 1935) per “l’acquisto, l’importazione e la distribuzione dei film cinematografici”, imponendo così l’autarchia distributiva.

Biancaneve-e-i-sette-nani

Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs) del 1937, realizzato dalla Walt Disney è il primo lungometraggio animato mai prodotto. Il doppiaggio italiano fu realizzato a Cinecittà nel 1938 dai alcuni dei migliori doppiatori dell’epoca, approvati personalmente da Walt Disney.

Nel doppiaggio italiano originale Biancaneve fu doppiata da una giovanissima Rosetta Calavetta, che divenne poi una delle doppiatrici di Marilyn Monroe, Tina Lattanzi era la voce italiana della perfida Regina Grimilde, mentre Dina Romano era l’inquetante doppiatrice della Regina trasformata in Strega.

Biancaneve nella parte cantata era doppiata dalla soprano, Lina Pagliughi).

Nel 1972 il film animato venne ridoppiato.

Conseguenza delle misure imposte fu la quasi totale scomparsa dei film statunitensi dal mercato cinematografico italiano: gli studios americani decretarono un embargo, ritirandosi dal mercato italiano a partire dal 1 gennaio 1939, come ritorsione nei confronti della Legge Alfieri, che prevedeva il monopolio di Stato per l’acquisto e la distribuzione dei film stranieri.

Nel frattempo, però, la prima generazione di doppiatori italiani aveva già cominciato a imporsi come una delle più professionali e apprezzate al mondo.

L’ombra del dubbio (Shadow of a Doubt) – film del 1943 di Alfred Hitchcock, uscito in Italia nel 1947, distribuito dalla Universal Picture, è testimonianza dei doppiaggi eseguiti da un gruppo di attori italiani in forzato soggiorno in Spagna durante la guerra.

Cogliendo l’occasione di avere a disposizione attori italiani in cerca di lavoro in Spagna, la 20th Century Fox e la Universal, tra il novembre 1943 e l’estate 1944, affidarono loro il doppiaggio di alcune produzioni, affinché potessero essere pronte per l’esportazione in Italia a guerra terminata.

Erano doppiaggi di bassa qualità, che lasciano trasparire scarsa varietà vocale, dizioni sporche, incapacità di alcuni principianti di estraniarsi dalla propria matrice artistica. Performance di doppiatori improvvisati, che una volta rientrati in patria abbandonarono la professione.

Il doppiaggio, oltre a permettere la versione di un prodotto audio-visivo in altre lingue, consente di:

  • dare voce a: cartoni animati,  neonati, animali, oggetti etc oppure aggiungere una voce fuori campo
  • sostituire la voce di un attore poco fonogenico o con marcata inflessione timbrica, come quella dialettale, oppure doppiarlo solo nelle parti cantate.
  • rimediare a un sonoro mal riuscito o con un eccessivo rumore d’ambiente
  • far recitare insieme attori di diverse nazionalità

Sebbene il termine doppiaggio designi solitamente il procedimento di sostituzione della voce di un attore o di un personaggio con quella di un doppiatore, in realtà  comprende operazioni sull’intera colonna sonora, musiche comprese.

Infatti la colonna sonora di un prodotto audio-visivo è formata da tre colonne, che in origine sono separate tra loro e vengono mixate insieme in sede di post-produzione:My Fair Lady (1964)

Il doppiaggio di My Fair Lady, film del 1964 diretto da George Cukor, rappresentò uno dei più complicati adattamenti per la versione italiana di un film straniero. La più grossa difficoltà fu rendere in italiano il dialetto Cockney della protagonista e si scelse di farla parlare con un miscuglio di accenti dialettali: pugliese, napoletano, ciociaro. Poi ci fu la traduzione e adattamento delle numerose canzoni;

Audrey Hepburn fu doppiata nel cantato anche nella versione originale (da Marni Nixon).

  • Colonna parlato: contiene i dialoghi e tutte le espressioni verbali, che in sede di doppiaggio saranno tradotti nelle lingue dei paesi di distribuzione da esperti, che faranno in modo che le parole tradotte corrispondano, per lunghezza e somiglianza visiva, al movimento delle labbra degli attori che le pronunciano nella versione originale,ovviamente senza cambiare il senso delle battute. Se non si procede al doppiaggio, i testi tradotti nell’idioma di riferimento saranno trascritti nei sottotitoli.
  • Colonna musicale: contiene tutte le musiche strumentali e cantate. Di solito i testi verbali delle canzoni vengono riprodotti nella versione originale, ma in alcuni casi, in cui i testi sono fondamentali per la comprensione del film, vengono tradotti anch’essi. Per esempio per la versione italiana della  commedia musicale My Fair Lady (1964), i personaggi vennero doppiati anche nel cantato, con testi tradotti nella nostra lingua. Altre volte le canzoni vengono tradotte coi sottotitoli, come la versione italiana di Sette Spose per Sette Fratelli (Seven Brides for Seven Brothers) del 1954

    Seven Brides for Seven Brothers
    Seven Brides for Seven Brothers (Sette Spose per Sette Fratelli) musical del 1954, nella versione italiana i testi delle canzoni sono tradotti tramite sottotitoli.
  • Colonna effetti: contiene rumori, suoni, ed ogni altro effetto audio, non inseriti nelle due colonne descritte.
  • Si usa definire colonna internazionale l’insieme di tutti gli elementi sonori che non vanno tradotti.

Il doppiaggio del parlato  consiste nell’incidere, battuta per battuta, i dialoghi tradotti e pronunciati dai doppiatori, sincronizzandoli col visivo in proiezione. Si registra così una nuova colonna parlato, che poi sarà ri-mixata con le altre colonne, e quindi si riverserà sulla pellicola o sul video.

A me la libertà! (À nous la liberté) è un film del 1931 diretto da René Clair distribuito in Francia dalla Films Sonores Tobis. In patria uscì il 18 dicembre 1931. in Italia venne presentato alla 1ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 6 agosto 1932, e distribuito nelle sale in ottobre dalla Cines-Pittaluga.

L’edizione italiana venne modificata dalla censura fascita a partire dal titolo: il noi venne trasformato in me così da evitare connotazioni rivoluzionarie, poi vennero tagliate almeno 15 minuti di scene, in particolare vennero eliminate, nel finale, le sequenze nelle quali, le macchine producono automaticamente i grammofoni, mentre gli operai giocano, bevono, pescano e ballano.

Il film rappresenta uno dei primi film doppiati in Italia, nel neonato stabilimento di doppiaggio della Cines-Pittaluga a Roma, tra i doppiatori si annoverano voci prestigiose di grandi attori del panorama italiano come Gino Cervi e Corrado Racca

Un giovane Gino Cervi, l’attore fu uno dei primi doppiatori italiani negli anni ’30

Negli altri Paesi i film destinati al cinema vengono doppiati in pochi casi, il più delle volte sono sottotitolati con scritte che vengono sovrapposte alle immagini corrispondenti, e coincidono con la traduzione dei testi verbali originali, ma in Italia è prassi normale doppiare ogni film in uscita fin dall’avvento del sonoro.

I doppiatori italiani sono i più specializzati nel mondo e grazie alle bellissime ed espressive voci, che hanno loro “prestato”, hanno contribuito fortemente alla fama di molte star del cinema straniero in Italia.