Cinema: l’avvento del sonoro – parte 2.

L’avvento del sonoro, come tutte le grandi innovazioni, comportò una serie di problemi e non da poco, tra cui quelli di accettazione vera e propria del cambiamento.

Registi, operatori, attori dovettero confrontarsi col nuovo mezzo adattando montaggio, sistema di ripresa, sceneggiature, tecniche di recitazione, superando problemi linguistici e di dizione, etc. mentre la produzione faceva i conti con una diversificazione delle tecniche produttive e degli assetti economici dell’industria cinematografica.

L’introduzione del sonoro mise quindi a dura prova l’intero mondo del cinema e inizialmente il sonoro creò tante difficoltà proprio in sede di ripresa.

L’intero processo creativo, dalla sceneggiatura fino al montaggio, subì profondi mutamenti.

Cantando sotto la pioggia” – (Singin’ in the Rain) –  film musicale del 1952 diretto da Stanley Donen e Gene Kelly, racconta con tanta ironia e divertimento i problemi di realizzazione di un nuovo film nel passaggio dal muto al sonoro.

Non esistevano microfoni direzionali quindi li si doveva sospendere tramite cavi o nasconderli dietro gli arredi di scena. Essi registravano tutto, qualunque rumore o fruscio, e non c’era possibilità di mixare le tracce sonore o ripulire le tracce audio.

Riprese di un film negli Studi della MGM  all’alba del cinema sonoro

Le macchine da presa piuttosto rumorose dovevano essere chiuse in cabine insonorizzate, protette da spesse lastre di vetro affinché il rumore da esse prodotto non venisse registrato nel film, ciò limitava grandemente la possibilità di movimento e bisognava ricorrere alla tecnica delle cineprese multiple, ovvero registrare la stessa scena da punti di vista diversi usando tre o più macchine da presa. Si dovevano evitare vibrazioni, scricchiolii etc., poiché le tracce sonore non si potevano ripulire.

Il regista non poteva più tagliare le scene a proprio piacimento, perché il montaggio doveva tener conto della colonna sonora.

Per ovviare a questi problemi e avere maggiore libertà di movimento, nei primi tempi alcuni registi continuarono a girare il film come se fosse muto, inserendo battute e colonna sonora in fase successiva.

In questa scena, di Young & Innocent (Giovane e innocente) del 1937 di Alfred Hitchcock, due personaggi stanno cercando un uomo con un tic agli occhi, che potrebbe essere ovunque nell’hotel. Il regista ci mostra la ricerca, arrivando alla localizzazione dell’uomo, attraverso un lungo ed elaborato movimento di macchina, che passa dalla reception, al restaurant, alla pista da ballo fino alla faccia dipinta del batterista dell’orchestra, mostrando chiaramente il suo tic agli occhi.

Una tecnica piuttosto trascurata all’epoca del muto era il movimento di macchina,  che divenne un surrogato del montaggio. Esso consentiva di passare dal campo lungo al primo piano o di spostarsi da un dettaglio ad un altro, senza interrompere la continuità di ripresa e rispettando il tempo reale di svolgimento dell’azione. La regia rivelava il suo genio non più attraverso il montaggio, ma racchiudendo un’azione articolata e complessa in un’unica lunga inquadratura, incatenando gli elementi e facendo risultare un solo movimento fluido.

Una conseguenza importante dell’avvento del sonoro fu la stabilizzazione della velocità di registrazione e di lettura delle immagini in movimento. Nel corso della proiezione di film muti si poteva accelerare o rallentare a piacere lo scorrimento, il suono ha imposto la velocità fissa di 24 fotogrammi al secondo, indispensabile per mantenere il sincronismo con la colonna sonora senza distorcerla grottescamente.

the cocoanuts

Col sonoro i grandi studios, più che avvalersi alle consolidate star miliardarie del muto, cercano nuove proposte e guardano al vaudeville e agli artisti che possono fornire performance nel campo musicale, nel canto, ballo etc.

Tra i nuovi comici, che conquistano pubblico e fama ci sono i  Fratelli Marx (Marx Brothers), gruppo formato dai cinque fratelli di origine ebraica, attori di vaudeville, Chico, Harpo, Groucho, Gummo e Zeppo. i fratelli avevano già provato la via del cinema col cortometraggio Humor Risk del 1921, mai distribuito nelle sale, un errore dei F.lli Marx, la cui comicità non era adatta al cinema mutofratelli marxThe Cocoanuts  (Le Noci di Cocco) del 1929 è il loro primo lungometraggio, nonché uno dei primi film sonori della storia del cinema, tratto da una loro piece teatrale, che ebbe grande successo a Broadway. La produzione dovette far fronte a continui problemi e difficoltà tecniche di realizzazione, ma l’elemento comicità funzionò al meglio,

I Fratelli Marx sono, negli Stati Uniti, tra i comici più amati di tutti i tempi, per l’umorismo sferzante, anarchico, surreale, sopra le righe con cui hanno bersagliato l’uomo, la società, e tutte le loro ipocrisie.

L’introduzione del sonoro portò ad un momento di confusione e smarrimento dei cineasti, venivano rivoluzionati le tecniche produttive e gli assetti economici dell’industria cinematografica, si dovevano trovare nuove soluzioni filmiche, per uno sviluppo del linguaggio cinematografico, che sfruttasse le potenzialità del nuovo mezzo: l’audio costituiva un valore aggiunto enorme, in termini di funzione informativa, espressiva e artistica e permetteva soluzioni narrative e uno sviluppo del linguaggio fino ad allora impensabili, trasformando il cinema in un’arte narrativa più completa e matura.

Orchestra in sala di registrazione sotto la supervisione di Charlie Chaplin per il film Tempi Moderni.
  • Col fuori-campo sonoro per esempio, basta far sentire un rumore conosciuto per far comprendere un’intera situazione, che nel cinema muto sarebbe stata scomposta in diverse inquadrature, con perdita anche dal punto di vista della suspense o dell’emozione etc. – per esempio il rumore di sirene indica l’arrivo della polizia, anche se le auto non vengono inquadrate, dal fischio e dal rumore di una locomotiva intuiamo, che il treno è partito, anche se l’inquadratura rimane fissa sulla figura mesta dell’amante abbandonata. La possibilità di utilizzare voci o rumori emessi da fonti non visualizzate sullo schermo, ma date come presenti nel luogo dell’azione ha dilatato i confini dello spazio cinematografico. Si pensi alla natura potenzialmente inquietante delle voci e dei rumori fuori campo, che intensificano la suspense nei thriller e nei film dell’orrore, dando al pubblico l’illusione della presenza concreta di uno spazio molto più vasto e profondo di quello visivo, segregato entro il rettangolo angusto dello schermo.

carcere 1930

Carcere (The Big House) film drammatico del 1930 diretto da George W. Hill si aggiudicò il primo premio Oscar per il sonoro della storia del cinema, fu assegnato a Douglas Shearer.

  • Il volume, regolabile secondo l’esigenza narrativa, consente di catturare l’attenzione o aumentare l’emozione del pubblico. Si pensi all’incremento improvviso della musica, per mettere in risalto situazioni, aumentare il pathos, supportare il raggiungimento de climax etc., oppure ad un suono fuori campo, che progressivamente si intensifica dando l’impressione dell’avvicinarsi di qualcosa o qualcuno.
  • La dissolvenza sonora, che apre o chiude il commento musicale di una scena, che si realizza con un aumento/diminuzione progressivo del volume della musica, o con una brusca interruzione, magari causata da un suono o da un rumore, tanto da creare l’effetto sorpresa.

king kong 1933

King Kong – 1933 – prodotto dalla  RKO Radio Pictures con la regia di Merian C. Cooper e Ernest  B. Schoedsack.

La colonna sonora composta da Max Steiner contribuì largamente al successo del film, umanizzando Kong e creando un’atmosfera tragica e romantica. La partitura, di circa 73 minuti, accompagna la maggior parte del film ed è costruita sull’utilizzo di leitmotiv, come un’opera di stampo wagneriano.

  • Il leitmotiv, tema melodico ricorrente, permette di caratterizzare fatti, momenti o personaggi di un film, mentre l’avvio (o interruzione improvvisa), che si dà quando la musica si avvia o cessa di colpo, accentua un determinato evento.
  • La voce poi, che prende il sopravvento su tutto e deve essere sempre udibile quando espressa, per essere agevolmente compresa, diventa lo strumento narrativo principale di drammatizzazione: attraverso il dialogo si forniscono informazioni, si esprimono opinioni, emozioni, sentimenti del personaggio e si delinea la sua psicologia. La voce fuori campo, che è quella del narratore, agisce sul corso delle immagini e ne stabilisce o contraddice il senso.  La parola serve a far circolare delle informazioni fra i personaggi del film da una parte e tra il film e il suo spettatore dall’altra. La parola può sostituirsi alle immagini raccontando eventi o descrivendo situazioni.
welcome danger
Evviva il pericolo! (Welcome Danger) del 1929 è noto per essere stato il primo film sonoro interpretato da Harold Lloyd, la cui stella, con l’introduzione dell’audio cominciò a tramontare velocemente a seguito anche dell’arrivo di nuovi comici.

Gli attori dovevano recitare muovendosi con passo felpato e in modo cauto, evitando rumori involontari per non disturbare l’audio del film e dovevano scandire bene le battute, tanto che gli attori venivano spesso supportati da insegnanti di dizione. Ne conseguiva che la recitazione risultava piuttosto ingessata, ma man mano che si acquisiva dimestichezza con i nuovi mezzi, che diventavano via via più perfezionati, gli attori poterono recitare in modo più libero e sciolto (già nel 1931 arrivò una grande svolta, la possibilità di registrare su diverse piste sonore, permettendo di aggiungere i suoni in sede di montaggio).

Clara Bow, una delle dive più amate del cinema muto, la cui voce venne considerata poco fonogenica e con una fortissimo accento di Brooklyn.  Nel 1933 fu costretta a ritirarsi da cinema e negli anni seguenti, le condizioni mentali dell’attrice si fecero via via più instabili.

Il muto aveva obbligato gli attori a prodursi in modo enfatico, manierato, con ampio uso della pantomima, non potendo parlare dovevano ricorrere ad una gestualità assai marcata, avevano sviluppato tecniche peculiari per farsi capire, per riflettere sul proprio volto le battute e i pensieri espressi, anche dal proprio interlocutore, affinché fosse chiaro cosa i personaggi si stessero dicendo. Allo spettatore sembrava di sentirle le parole, al punto da cogliere il peso anche dell’effettivo momento di silenzio.

Finalmente il cinema parlava e necessitava di una recitazione quanto più naturale e realistica. Esigeva attori professionisti. I personaggi non si agitavano più sullo schermo accompagnati da un sottofondo musicale, mentre brevi didascalia davano l’idea del dialogo, ma potevano parlare, cantare, ridere, piangere! E questo cambiava in modo totale il modo di recitare, di pensare e di realizzare il cinema.

barrymoreI fratelli Barrymore: Lyonel, Ethel e John, qui protagonisti del film Rasputin And The Empress del 1933.  Appartenenti a una dinastia di attori, dai genitori star di Broadway alla nipote di John, Drew Barrymore attrice conemporanea. i tre fratelli, grandissimi interpreti, hanno contribuito con la loro arte a fare la storia del cinema. Attori del cinema muto sin dagli anni dieci, hanno superato la prova del sonoro a testa alta e considerevole talento. John ha interpretato il primo film sonorizzato Don Juan del 1926.

Hanno alternato performance a teatro con quelle al cinema, cimentandosi non solo in ruoli di protagonisti, ma anche di caratteristi.

 Nel Theatre District di Midtown Manhattan di Broadway a New York c’e l’Ethel Barrymore Theatre fatto costruire dagli Shuberts e inaugurato il 20 dicembre 1928, con “The Kingdom of God”, uno spettacolo selezionato dalla protagonista Ethel Barrymore. È l’unico teatro sopravvissuto dei molti Shuberst costruiti per artisti che erano affiliati a loro.

Il sonoro rappresentò la rovino di tanti attori del muto, di fronte ad un altro modo di fare cinema, dove la narrazione, le tecniche, l’espressione, il linguaggio erano diversi, se non avevano alle spalle una solida carriera teatrale in grado di attutire il colpo o un  talento tale da adattarsi al cambiamento con duttilità, furono destinati a cedere il passo.

Lo star-system aveva preso volti attraenti e belle presenze, magari tra la gente comune, e li aveva messi davanti alla macchina da presa, quindi avevano reso celebri le loro immagini, in modo da renderli dei divi amati, invidiati, imitati, osannati, grazie a semplici regole pubblicitarie, e le star avevano garantito la vendita dei biglietti.

Nel corso della silent era Hollywood si erano nutrita  e avevano fatto soldi a palate sulla figura dei divi, lo star-system li aveva creati, sostenuti, sfruttati, masticati e alla fine sputati, quando le regole dell’industria cinematografica erano state cambiate dall’introduzione del sonoro.

Pickford FairbanksMary Pickford e Douglas Fairbanks – qui in una foto del 1920 durante la Luna di Miele – formavano l’indiscussa “coppia reale” di Hollywood della silent era.

Lei conosciuta come “Fidanzatina d’America”, “Piccola Mary” e “La ragazza con i riccioli”, è stata la prima donna a essere presa sul serio a Hollywood, affermandosi nell’affollato panorama maschile del muto, conquistando un peso specifico nella cerchia delle persone che contavano, arrivando ad essere trattata (e osannata) alla stregua dei colleghi uomini e a guadagnare milioni di dollari per un film.

Mary Pickford personaggio significativo nell’evoluzione del cinema è stata la prima donna imprenditrice della film industry americana. Con il secondo marito Douglas Fairbanks, Charlie Chaplin e David W. Griffith nel 1919 fondò la United Artists, una compagnia cinematografica indipendente, con lo scopo di sottrarre al monopolio delle grandi case di distribuzione i film prodotti dagli stessi attori o dai registi che aderivano all’iniziativa. Inoltre è stata tra i 36 fondatori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, popolarmente conosciuta come l’Academy degli Oscar, di cui il marito fu il primo Presidente. 

UnitedArtists-stipulation
Griffith, Pickforrd, Fairbanks e Chaplin con gli avvocati firmano per la costituzione della United Artist

Lui chiamato il Re di Hollywood finché non finì l’era del muto (quando l’appellativo passò a Clark Gable), fu l’interprete più popolare dei film di avventure, l’eroe cavalleresco e senza paura, che affrontava i nemici con un sorriso di sfida e un’eccellente agilità acrobatica. Non era un grande attore, ma possedeva tutte le qualità del divo.

Essere invitati a Pickfair, la casa della coppia a Beverly Hills, per una cena o un party era un onore ambito. perché era frequentata da personalità del mondo del cinema, della letteratura, della scienza etc. La loro reputazione internazionale era senza riserve. I capi di Stato e le altre autorità straniere, che visitavano la Casa Bianca, spesso chiedevano di poter vedere Pickfair e i due erano costantemente esposti al mondo come ambasciatori non-ufficiali dell’America, anche per la raccolta fondi per lo sforzo bellico dellla Prima Guerra Mondiale. La loro unione finì col divorzio nel 1936, schiacciati dalla fine delle loro carriere.

Pickfair
Pickfair, la residenza di Mary Pichford e Douglas Fairbanks

L’avvento del sonoro fu per entrambi una rovina. La Pickford sottovalutò l’inserimento del suono nei film, affermando che “aggiungere il suono ai film sarebbe stato come mettere il rossetto alla Venere di Milo”. La sua carriera si spense e si ritirò definitivamente della scene nel 1933.

Incapace di reagire alla fine del cinema muto oltre che alle luttuose vicende familiari, divenne alcolizzata. Faribanks si ritirò nel 1934 e morì nel 1939.

I  problemi tecnici e strumentali vennero in breve superati man mano che si prendeva confidenza con i nuovi mezzi e man mano che l’innovazione e la sperimentazione trovavano soluzioni sempre più perfezionate, per sfruttare la nuova potenzialità apportata al cinema.

Il sonoro comportò non solo problemi da risolvere, ma anche numerosi vantaggi, trasformazioni positive, nuove professionalità, sviluppo del linguaggio filmico, dell’estetica e degli espedienti narrativi, incremento dell’offerta dei generi cinematografici, arricchimento dei film con numeri musicali e interpreti che eccellevano in campi quali il canto, la danza, la musica etc.

Greta GarboGreta Garbo star e sex symbol assoluto della “silent era”,  con l’avvento del sonoro, che con la fine degli anni 20 avrebbe spazzato via molti protagonisti del cinema muto, passò al cinema parlato con successo, collezionando trionfi. Il suo primo film sonoro, Anna Christie (1930) fu lanciato come un evento con lo slogan “Garbo talks”, ovvero “la Garbo parla”.

La sua prima battuta in assoluto fu rivolta a un barman: “Gimme a whisky, ginger ale on the side, and don’t be stingy, baby!”, (“Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, amico!”).

La Garbo si ritirò totalmente dalle scene nel 1941 quando aveva appena 36 anni, ma i motivi erano del tutto personali. Era infastidita dell’esposizione mediatica, dal rutilante ed effimero mondo hollywoodiano e soprattutto voleva lasciare il suo pubblico con l’immagine di una Garbo ancora bellissima, priva dal decadimento  dell’avanzare dell’età. Ed infatti è così che la ricordiamo, giovane, algida e splendida.garbo talks

Per quanto riguarda la musica, se da una parte questa subiva una riduzione rispetto alle esecuzioni dal vivo in sala, per lasciar spazio ai dialoghi e ai rumori, dall’altra diventava un elemento indispensabile del linguaggio filmico.

Il sonoro introdusse inoltre una novità: la possibilità di usare la musica non solo in maniera extradiegetica, cioè esterna alla narrazione, ma anche in maniera diegetica, ovvero interna alla narrazione. Se la musica appartiene al mondo in cui si muovono i personaggi del film, si parla di musica interna, un esempio classico è il musical.

Se la musica del film non appartiene al contesto specifico del film si parla di commento musicale, che viene utilizzata dal regista per enfatizzare alcuni aspetti e coinvolgere lo spettatore..

Alleluja! (Hallelujah) del 1929 diretto da King Vidor, è uno dei primi musical e il primo film nella storia del cinema a mostrare la vita dei neri del Sud degli Stati Uniti, è notevole per la forza delle immagini e l’uso della musica, ma datato per l’impostazione ideologica.

King Vidor girò gran parte del film come se fosse muto, aggiungendo il suono in sede di post-produzione, ciò gli consentì un’ampia libertà di movimento.

L’avvento del sonoro portò tanti problemi da risolvere, ma anche tanti aspetti positivi, novità, possibilità creative, narrative, professionali.

Il cinema col sonoro diventa una macchina sempre più complessa e articolata e chiama a se tutta una nuova schiera di professionisti, operatori, tecnici e artisti.

Le troupe integrano figure professionali legati al suono (fonici di presa diretta, microfonisti, addetti audio, rumoristi…), i cast si arricchiscono di artisti e professionisti del panorama musicale, della danza e non solo (musicisti,  ballerini, cantanti…), le fasi di pre-produzione e post-produzione vedono impiegati decine di nuovi esperti (scrittori, sceneggiatori e autori dei testi, compositori, arrangiatori, parolieri e musicisti, coreografi, tecnici del mixaggio e del montaggio audio, esperti degli effetti sonori, doppiatori, traduttori e dialoghisti, etc.).

Il Logo sonoro di apertura della RKO nei primissimi anni trenta, l’antenna emette il nome degli studios con l’alfabeto Morse.

Per la produzione di uno colonna sonora occorre l’intervento dei fonici di presa diretta, responsabili dell’audio sul set, i quali collaborano generalmente con  i microfonisti e gli addetti audio, per la registrazione, già durante le riprese, di dialoghi, rumori e  suoni reali, che spesso vengono poi rielaborati in studio con le musiche da tecnici del montaggio sonoro e specialisti degli effetti sonori 

Non più soggetta alla precarietà dell’esecuzione dal vivo e sincronizzata stabilmente e definitivamente alle immagini, la colonna sonora diventa a pieno titolo una componente dell’opera, mentre i rumori rafforzano l’illusione di realtà, creata dalle immagini in movimento.

1930 – Greta Garbo nella scena del whiskey in  Anna Christie: è la prima scena parlata della sua carriera sugli schermi cinematografici.

Le musiche vengono scelte e rielaborate appositamente per la pellicola o composte espressamente per il film da compositori, che creano temi musicali, magari con variazioni ricorrenti, possibilmente caratterizzanti. Si adattano canzoni e soprattutto se ne  scrivono di originali, su misura per l’interprete e per il film.

L’impiego massiccio dell’orchestra e della componente musicale nel cinema sonoro è la conseguenza di oltre trent’anni di intenso connubio tra proiezioni di film muti e partiture ed esecuzioni dal vivo, se il cinema non avesse vissuto questa fase, probabilmente il cinema sonoro avrebbe riservato alla musica un ruolo marginale, come nel teatro di prosa incentrato sulla recitazione e sul testo.

Ginger Rogers e Fred Astaire si esibiscono con grazia e talento in uno dei più eleganti e sofisticati musical della storia del cinema, Cappello a cilindro (Top Hat) del 1935 regia di Mark Sandrich, sulle note della celeberrima canzone Haven – Cheek to cheek.

Le straordinarie musiche sono del compositore Irving Berlin, già autore di grande successo a Broadway approdò a Hollywood per il primo film sonoro della storia Il cantante di jazz del 1927, per cui scrisse la canzone “Blue Skies”.

Irving Berlin strinse la sua collaborazione più proficua proprio con la coppia Fred Astaire & Ginger Rogers, musicando i loro musical più famosi e di successo.

Il cinema comincia ad impiegare compositori affermati o famosi, soprattutto legati ai grandi successi dei musical di Broadway: Cole Porter, George Gershwin, Irving Berlin, Jerome Kern,  Max Steiner, la coppia Richard Rodgers & Lorenz Hart, e nello stesso scopre nuovi talenti.

Si formano collaborazioni proficue tra registi e compositori di talento, si pensi a Ejzenštejn-Prokof′ev, Hitchcock-Herrmann e molto più tardi Antonioni-Fusco, Fellini-Rota, Leone-Morricone etc.

Canzoni e musiche, grazie al cinema, diventano successi internazionali, che in alcuni casi superano quello del film stesso.

La storia delle quattro sorelle March nel film Piccole donne (Little Women) del 1933 diretto da George Cukor e tratto dal romanzo omonimo di Louisa May Alcott, con Frances Dee, Katharine Hepburn, Jean Parker e Joan Bennett rispettivamente nei ruoli di Meg, Jo, Beth e Amy.

L’innovazione tecnologica del sonoro conferisce piena completezza al genere dramma, inteso nella sua accezione letteraria, che lo identifica come opera che include parti scritte, per essere interpretate da attori e può avere argomento sia tragico, che più leggero, il quale appropriandosi finalmente del dialogo acquista maggiore realismo nella rappresentazione dei conflitti, tuttavia si scinde, a seconda dell’argomento,  a dar vita a generi cinematografici distinti: il genere drammatico con temi e argomenti più o meno tragici o d’impatto emotivo e il genere commedia, caratterizzato da temi più leggeri, divertenti, brillanti, spesso intrisi di humor e ironia.

Una delle più famose scene della storia del cinema tratto dal capolavoro di Frank Capra Accadde una notte (It Happened One Night – 1934), commedia brillante, divertente tra le migliori dell’intero panorama cinematografico di tutti i tempi.

La commedia cinematografica è qui intesa intesa nella distinzione in lingua italiana del termine, che la differenzia nettamente dal genere comico o dalle comiche, al contrario della lingua inglese in cui Comedy include sia un genere raffinato e ironico come Partita a quattro (Design for Living) di Ernst Lubitsch del 1933 o una commedia brillante e sofisticata con risvolti gialli come L’uomo ombra (The Thin Man) del 1934 diretto da  W. S. Van Dyke, che le comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy o le pellicole slapstick.the thin man

L’uomo ombra (The Thin Man) flm del 1934 diretto da W. S. Van Dyke, è una brillante e divertente commedia sofisticata giallo/rosa.

Il film diede vita a una celebre serie cinematografica i cui titoli successivi furono Dopo l’uomo ombra (After the Thin Man) del 1936, Si riparla dell’uomo ombra (Another Thin Man) del 1939, L’ombra dell’uomo ombra (Shadow of the Thin Man) del 1941,tutti diretti da Van Dyke e poi L’uomo ombra torna a casa (The Thin Man Goes Home) targato 1945 regia  di Richard Thorpe e Il canto dell’uomo ombra (Song of the Thin Man) del 1947 per la regia di Edward Buzzell.

Il genere commedia ora può esprimersi al meglio attraverso dialoghi scoppiettanti o intrisi di humor, gag verbali, battute e si sviluppa generando sottogeneri (romantica, screwball,  giallo/rosa, brillante etc.) e diventando la beniamina del grande pubblico. La “Commedia” prende il sopravvento sul genere “Comico“, che va man mano esaurendosi, trasformandosi poi in un sottogenere minore della commedia stessa, la commedia comica appunto.

Il comico silenzioso, così com’era inteso all’epoca del muto, seppure rivisitato e ammodernato, sopravvive nelle performance di pochi artisti come il mimo francese Marcel Marceau, i comici inglesi  Benny Hill e Rowan Atkinson nel ruolo di Mr. Bean, gli  sketch di LOL 🙂 ComediHa! etc.the awful truth

L’orribile verità (The Awful Truth) el 1937 regia da Leo McCarey, interpretato da Irene Dunne e Cary Grant è una delle più classiche commedia sofisticate della “golden era”, elegante, raffinata, scandita da un ritmo che non dà tregua.

Se è vero che col sonoro il cinema raffina la sua capacità di imitare la realtà, tanto da rendere l’illusione praticamente perfetta, nel concreto, come era già capitato nel cinema delle origini, proprio la possibilità di rendere reali i sogni, fa sì che i generi che si avvantaggiano maggiormente siano quelli che meno aderiscono alla realtà, come il musical, i film di animazione o cartoni/disegni animati (cartoon), i generi fantastico, fantascientifico  e immaginario.

Steamboat Willie del 1928 cortometraggio d’esordio nelle sale dei personaggi di Topolino e Minni, è il primo cartone animato sonoro della storia: Walt Disney regala al mondo il suo personaggio icona inaugurando una nuova era del cinema d’animazione, in cui la musica e i suoni diventano componenti essenziali delle fantasie meravigliose e delle trovate comiche di questo genere.

Il musical e la commedia musicale conquistano il pubblico diventando tra i generi più gettonati, insieme a western e ai noir/gangster story, della golden age sonora di  Hollywood – che va, grosso modo,  dalla fine degli anni Venti agli anni Sessanta –  il cinema offre la possibilità di portare i grandi successi dei palcoscenici di Broadway alle masse, con la produzione di prestigiosi film musicali, con scambi e collaborazioni sul piano artistico (registi, attori, coreografi, musicisti, parolieri, tecnici, ecc.) tra teatro e cinema, anche se il musical cinematografico diventa un fenomeno più ampio e complesso di quello teatrale, vantando infinite soluzioni a livello formale e contenutistico e assumendo un precisa essenza cinematografica.