L’avvento del sonoro apre le porte ad una nuova età dell’oro nella mecca del cinema. La commedia musicale conquista il pubblico, diventando uno dei generi più gettonati, insieme a western e noir/gangster movie, della golden age sonora di Hollywood, che va grosso modo dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Cinquanta.
Col suono il cinema si arricchisce di queso nuovo genere filmico, la commedia musicale o musical appunto, che tanta parte avrà nell’estetica e nell’ideologia del cinema americano classico.
Si apre così la possibilità di portare i grandi successi dei palcoscenici alle masse, con la produzione di prestigiosi film musicali e mettendo in atto significativi scambi e collaborazioni sul piano artistico (registi, attori, coreografi, compositori, musicisti, parolieri, tecnici, ecc.) e commerciale tra teatro e cinema, anche se il musical cinematografico diventa un fenomeno più ampio e complesso di quello teatrale, vantando infinite soluzioni a livello formale e contenutistico e assumendo un precisa essenza cinematografica, grazie al perfetto connubio tra regista, coreografo e attori.
Il cinema, infatti, permette di allargare gli spazi, di rendere vive le scenografie, di scegliere le location, di rendere le coreografie spettacolari e con riprese da ogni angolazione. Sforzo e lavoro non sembrano avere peso nel film, il ballo, il canto e la musica fluiscono in modo naturale, perfetto, onirico, diventano fattori di unificazione e strutturazione di tutti gli elementi: gestualità degli attori, spazi, movimenti di macchina… e l’llusione del sogno che diventa realtà, almeno sullo schermo, è completa.
Il Musical giunge a Hollywood e traghetta anche i migliori compositori del genere come i 5 grandi del musical americano Cole Porter, George Gershwin, Irving Berlin, Jerome Kern, la coppia Richard Rodgers & Lorenz Hart e poi DorothyFields, Jimmy McHugh, Arthur Freed, che è stato anche e sopratutto un arguto produttore di commedie musicali, e diversi altri, tra cui, molto più tardi, Leonard Bernstein e A. Lloyd Webber.
Hollywood fa esibire anche Clark Gable! In Spregiudicati (Idiot’s Delight), film del 1939 diretto da Clarence Brown e interpretato da Gable e Norma Shearer.
E presto, con il grande consenso di pubblico riscosso dal genere musicale, non si portano più sul grande schermo solo i successi teatrali, ma si cominciano a scrivere commedie musicali appositamente per il cinema, tanto da assistere anche ad un processo inverso: dopo il successo del film si realizzano adattamenti per il teatro.
Tecnicamente il musical è un genere complesso, ogni particolare deve essere curato, studiato, reso plausibile perchè indispensabile per la buona riuscita dello spettacolo: regia, scenogafie, coreografie, costumi, luci, senza dimenticare gli attori, che devono essere in grado di comunicare emozioni esprimendosi, spesso contemporaneamente, con la recitazione, la danza e il canto
Il musical è il genere cinematografico che più di tutti s’incentra sulla bravura degli attori, che devono possedere una grande versatilità e notevoli capacità artistiche, non solo recitative, come ballo e canto. Per questo nel periodo d’oro di Hollywood si affermano molti attori che sanno fare un po’ di tutto (tra i tanti icone con me Fred Astaire, Gene Kelly, Judy Garland, Mickey Rooney, Doris Day, Ginger Rogers, Leslie Caron, etc.).
Molti attori affluirono al cinema dal Vaudeville come Al Jolson, Fred Astaire, che si esibiva in coppia con la sorella Adele, Ginger Rogers, Jimmy Durante, Bob Hope, Ethel Merman, etc.
Il Vaudeville, nato in Francia sul finire del XVIII secolo, dagli anni ’80 dell’800 si diffuse e divenne molto popolare in Nord America, trasformandosi nel moderno spettacolo di varietà. Negli Stati Uniti la popolarità del Vaudeville crebbe con lo sviluppo industriale e la crescita demografica delle città, per poi scomparire pian piano con l’introduzione dei film sonori e della radio.
Il boom del musical cinematografico alimentò un’industria in grado di produrre anche un centinaio di pellicole l’anno e che impiegava eserciti di lavoratori e artisti.
La gente amava il musical e riempiva le sale e a Hollywood si cercavano talenti, si scritturavano grandi professionisti, si creavano scenografie spettacolari: per stupire, intrattenere, far sognare e soddisfare il pubblico.
La mecca del cinema, in questo periodo fecondo, richiama a sè e apre le porte a tutta una nuova schiera di artisti e talenti: esponenti canori dei più variegati generi musicali, cantanti lirici, ballerini professionisti, talenti della danza e non solo, orchestre e virtuosi dei più diversi strumenti musicali etc.
Alla ricerca di nuove idee e nuove coreografie si scritturano campionesse sportive come la pattinatrice Sonja Henie, per cui si creano eleganti numeri di danza sul ghiaccio, e più tardi la statuaria nuotatrice Esther Williams, che in spettacolari coreografie in acqua si esibirà in memorabili balletti acquatici contribuendo a rendere popolare il nuoto sincronizzato.
Sonja Henie pattinatrice artistica su ghiaccio, nella sua carriera sportiva, è stata vincitrice di tre ori olimpici, dieci titoli mondial e sei europei: tra gli anni venti e anni trenta fu regina incontrastata dell’artistico femminile ed è considerata una delle più grandi campionesse di pattinaggio di figura di tutti i tempi, nessu’altra atleta è riuscita finora ad eguagliare tali risultati.
Sonja Henie fu la prima ad indossare il gonnellino corto, diventato poi il costume tipico del pattinaggio artistico femminile, nonché la prima ad aver introdotto nel pattinaggio la coreografia della danza.
Il suo debutto hollywoodiano risale 1936 nella commedia musicale Turbine bianco (One in a Million) diretta da Sidney Lanfield. In breve divenne una delle dive più amate. I suoi film erano commedie musicali e sentimentali molto gradite al pubblico, anche per le eleganti coreografie di pattinaggio su ghiaccio che le caratterizzavano.
Sonja Henie danza sul ghiaccio nel finale di Serenata a Vallechiara (Sun Valley Serenade) del 1941
Un’altra diva proveniente dal mondo sportivo fu Esther Williams, campionessa di nuoto americana. Dopo aver conquistato diveso prestigiosi titoli, si stava preparando per le Olimpiadi, ma lo scoppio della guerra fermò i Giochi per due edizioni e la Williams trovò lavoro come indossatrice.
Presto venne notata dal mondo del cinema e nel 1942 messa sotto contratto dalla MGM, che all’inizio le affidò ruoli di vario genere, per comprendere come utilizzare al meglio le sue potenzialità di attrice e lanciarla nel modo migliore. Il successo arrivò con Bellezze al bagno del 1944.
Il pubblico apprezzò moltissimo i balletti acquatici e la spettacolarità delle coreografie sull’acqua e da allora in poi i film vennero ideati su misura per lei.
Verso la fine degli anni cinquanta però i gusti del pubblico cambiarono ed Esther Williams abbandonò il mondo del cinema.
Bellezze al bagno (Bathing Beauty) commedia musicale del 1944 diretta da George Sidney, con Esther Williams e Red Skelton, vede la partecipazione di due famose Big Band, quella del grande trombettista Harry James artista di grande rilievo dell’era swing, e quella di Xavier Cugat uno dei musicisi che ha maggiormente contribuito a rendere popolari le sonorità latino-americane negli Stati Uniti. e nel mondo.
Nel cast anche la già citata Ethel Smith, organista di eccezionale talento e il baritono colombiano Carlos Ramírez.
Le orchestre di jazz e swing, ma anche di latino-americana, chiamate Big Band, che spopolavano in America, diventarono famose in tutto il mondo grazie al cinema: ad esse venivano affidati importanti momenti musicali, mentre i loro bandleaders spesso interpretavano piccoli ruoli magari nella parte di se stessi.
Nel cast un gruppo di grandi musicisti: compositori, direttori d’orchestra, nonchè bandleaders, da sinistra verso destra: Charlie Barnet al Sax, Tommy Dorsey col suo trombone, Benny Goodman al clarinetto, Louis Armstrong virstuoso della tromba e Lionel Hampton al vibrafono.
La popolarità della musica delle big band, coincise con l’iniziale ascesa di Frank Sinatra alla popolarità, infatti iniziò la sua carriera come cantante di big band esibendosi con varie orchestre, tra cui quelle di Tommy Dorsey e Harry James, e diventando l’idolo dei teen-agers.
Hollywood non tardò a reclutare Sinatra, che dopo un paio di film minori ottenne il ruolo di protagonista nella commedia musicale Il denaro non è tutto (Higher and Higher) del 1943.
L’anno successivo Sinatra divide la scena, in Due marinai e una ragazza (Canta che ti passa) / (Anchors Aweigh), regia di George Sidney (1945), con Gene Kelly, che gli insegnò a ballare e col quale formò una coppia affiatata, che venne riproposta in altre pellicole musicali: Facciamo il tifo insieme (Take Me Out to the Ball Game), regia di Busby Berkeley (1949) e Un giorno a New York (On the Town), regia di Stanley Donen e Gene Kelly, sempre del 1949.
Anche Doris Day raggiunse il successo radiofonico e discografico negli anni quaranta come cantante di Big Band, prima di approdare al cinema e diventare un’attrice di grande successo.
Nel 1954 viene realizzato un film sulla vita di Glenn Miller, famoso trombonista e direttore di orchestra, che ha fatto conoscere lo swing al grande pubblico di tutto il mondo. La pellicola, interpretata da James Steward e intitolata La storia di Glenn Miller (The Glenn Miller Story), è la biografia romanzata, dai lunghi anni di gavetta al grande successo, fino alla tragica e improvvisa scomparsa il 15 dicembre 1944, mentre sorvolava la Manica a bordo di un aereo militare.
Nella Golden Age della Commedia Musicale si spazia tra i diversi generi musicali, non solo jazz e swing, e il cinema porta sl successo mondiale tenori come Mario Lanza e Lauritz Melchior e soprani come Kathryn Grayson e Deanna Durbin.
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