Il primo periodo della storia del cinema, che va grossomodo dalla sua nascita alla Prima Guerra Mondiale, quindi dal 1895, data della prima proiezione dei Fratelli Lumière, al 1914, è detto del cinema delle attrazioni ed è convenzionalmente diviso in due fasi, che corrispondono all’incirca al primo e al secondo decennio dalla nascita: la prima fase è denominata “sistema delle attrazioni mostrative” (SAM) e va dal 1895 al 1906 sfumando pian piano nella seconda fase detta “sistema dell’integrazione narrativa” (SIN).
E’ questo un periodo di sperimentazione, ricerca, sviluppo di tecniche, figure e linguaggi del nuovo mezzo di comunicazione e intrattenimento, che attraeva e affascinava per la rappresentazione verosimile di figure in movimento, per i trucchi e le illusioni, la visione di popoli lontani, luoghi e animali esotici, e i pionieri del cinema prducevano proprio questo: scene in movimento, filmati documentario, “effetti speciali” da illusionista tutto debitamente spiegato da un imbonitore, mentre le storie raccontate erano disorganizzate, piene di incongruenze e astrazioni.
Si privilegiavano effetto sorpresa, espedienti e gags per stupire e divertire il pubblico piuttosto che porre attenzione ad una narrazione coerente di qualcosa.
Per questo motivo questa fase è stata connotata come sistema delle attrazioni mostrative, da attrazione nome traslato dal teatro e dal circo, che sottolinea l’elemento sensazionale di un programma. Un’attrazione ovvero qualcosa che è presentato per essere visto, che attira l’attenzione e poi sparisce, senza sviluppare tracce narrative coerenti.
Solo il cinema inglese di quegli anni, legato alla tradizione del romanzo vittoriano, era più accurato nelle storie narrate.
Intorno al 1906 il cinematografo viveva la sua prima crisi, l’effetto novità era svanito, il “fenomeno da baraccone” aveva stancato e si assisteva a un calo d’interesse del pubblico.
Per tirarne su le sorti si aprirono grande sale di proiezione con prezzi molto contenuti rivolti ad un pubblico di proletariato, per uno svago economico e divertente.
Nascono così i “nickelodeon” nord-americani (il primo venne aperto a Pittsburgh in Pennsylvania nel 1905 e deve il nome all’incotro della parola greca odeon, cioè edificio per rappresentazioni musicali e nickel, termine familiare per la monetina da cinque cent. di dollaro, il costo dell’ingresso).
In breve “andare al cinema” diventa uno dei passatempi prefereriti della classe operaia metropolitana e non solo, i nickelodeon proiettano film in continuazione e presto vengono imitati da sale e teatri. In questo periodo nascono i circuiti di sale cinematografiche, specialmente negli USA e in Francia.
In questi locali era impensabile far spiegare le vicende del filmato ad un imbonitore, si rendeva quindi necessario far sì che il filmato fosse di facile intuizione o intelleggibile utilizzando solo qualche breve didascalia. Il cinema supera così la sua prima crisi imparando a raccontare meglio le sue storie e intraprendendo il cammino che lo porterà a diventare la “fabbrica dei sogni“.
Questa fase è denominata sistema dell’integrazione narrativa che si fa terminare tra il 1914 e il 1915, con l’uscita nelle sale dei film “Cabiria“, colossal italiano del 1914 diretto da Giovanni Pastrone e girato a Torino negli stabilimenti sulla Dora Riparia e nelle Valli di Lanzo, ambientato ai tempi della Seconda guerra Punica e “Nascita di una nazione“, di David Wark Griffith del 1915, ambientato durante la guerra di secessione americana.
Questi sono considerati i primi film veramente «narrativi», in cui l’elaborazione delle immagini è pienamente funzionale alla storie raccontate.
Ricapitolando, il passaggio dalla fase delle attrazioni mostrative a quella intermedia dell’integrazione narrativa, per evolvere poi alla Fase del cinema istituzionale cominciata con Cabiria e col film di Griffith, è il risultato di alcuni fattori quali: la necessità di attirare nuovo pubblico, l’esigenza di rendere più comprensibili i contenuti e il bisogno di conquistare l’autosufficienza narrativa.
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