Storia del cinema: Georges Méliès secondo padre del cinema.

George Mèliés  (Parigi, 8 dicembre 1861 – Parigi, 21 gennaio 1938) è considerato a buon diritto il primo vero regista cinematografico, nonchè padre degli effetti speciali.

Appassionato di teatro  e soprattutto di prestidigitazione, si trasferì dapprima a Londra, poi nel 1888 riuscì ad acquistare il Teatro Houdin a Parigi, fondato dal grande illusionista Robert Houdin, presso il quale alternava spettacoli di “magia”, in cui si esibiva personalmente, con proiezioni di lanterna magica e kinetoscopio.

Presente alla prima proiezione dei Fratelli Lumière a Parigi, il 28 dicembre 1895, Méliès ne rimase conquistato, intuendone le straordinarie potenzialità per creare illusioni e rendere visibili i sogni. Cercò quindi, ma inutilmente, di farsi vendere un apparecchio dai Lumière.

All’ennesimo rifiuto, se ne fece costruire una copia dal suo ingegnere e cominciò a girare filmati da proiettare durante i suoi spettacoli: grazie ai proiettori si potevano far apparire e sparire immagini e creare giochi di prestigio in grado di stupire e meravigliare il pubblico del tempo.

Ben presto però si rese conto che col cinematografo si poteva andare ben oltre i giochetti di illusionismo, si potevano raccontare storie anche fantastiche e creare l’illusione di un mondo immaginario o onirico.

Nel 1896 Méliès costituì la società Star Film e nel 1897 allestì un laboratorio a Montreuil dove tra il  1896 e il 1914, realizzò oltre 500 film, sperimentando generi diversi e tecniche creative.

Gli studi erano grandi, 17 metri x 66, con illuminazione da studio fotografico e naturale, grazie al tetto “a serra”,  e scenografie teatrali appositamente dipinte. I filmati avevano una durata variabile da 1 a 45 minuti ed erano spesso simili a spettacoli di “magia”, con trucchi ed eventi impossibili, come oggetti che scompaiono o cambiano dimensione.

Il più celebre film di George Méliès “Le voyage dans la Lune” – Il viaggio nella Luna – del 1902: l’immagine del’obice che colpisce l’occhio della Luna viene abitualmente associata al suo nome, nonché alla nascita della fantascienza cinematografica ed è una scena da antologia del cinema.

All’inizio produsse film alla maniera dei Lumière, poi cominciò a raccontare storie più spettacolari ricostruendole in studio. Ed è proprio questa la differenza tra le produzioni dei Lumière e quelle del contemporaneo Méliès, i primi svilupparono il cinema documentario (anche se  in molti dei  loro film si possono riscontrare delle forme di finzione), mentre al secondo è attribuita l’invenzione del cinema di finzione, fantastico e fantascientifico, che filma mondi “diversi dalla realtà“.

Per realizzare le sue opere sviluppò e inventò tecniche cinematografiche, in particolare legate al montaggio, e fu il pioniere degli effetti speciali, elementi essenziali e peculiari del linguaggio cinematografico.

Scoprì accidentalmente il trucco della sostituzione nel 1896, e fu uno dei primi a usare l’esposizione multipla, la dissolvenza e il colore (dipinto a mano direttamente sulla pellicola).

Nel film Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin si vede per la prima volta un trucco possibile solo con la macchina da presa: una dama che nascosta sotto un telo viene fatta sparire. Illusione ottenuta interrompendo la ripresa, facendo uscire la donna di scena, e riprendendo a filmare come se non ci fosse stato nessun intervallo: si tratta del più antico esempio di montaggio nel cinema.

Facendo uso di escamotage teatrali quali specchi, esplosioni, cortine di fumo e trucchi impossibili al teatro come il sistema del “fermo fotogramma”, della sovrimpressione e della dissolvenza Méliès creava meraviglie e, soprattutto, i primitivi “effetti speciali”.

Georges Méliès – The Kingdom of the Fairies / Le Royaume des Fées (music by Steffen Wick) – a colori, dipinti a mano direttamente su pellicola

Grazie a Mèliès il cinematografo fece il primo decisivo passo verso la sua caratterizzazione di arte in movimento, anche se per trasformarsi in “cinema” doveva ancora eliminare ogni forma di imbonitore e diventare una proiezione della realtà, che si racconta da sola, sia pure una realtà virtuale, inventata, parallela, fantasy ma tale da coinvolgere lo spettatore.

Ed è proprio il concetto di “realtà” a mancare nella produzione dell’illusionista francese.

I suoi film avevano certo una trama, però lo scopo principale non era raccontare, ma stupire, mostrando illusioni, divertire il pubblico con gag e farse, anche quando si trattava di un soggetto drammatico.

Nella sue produzioni non c’era alcun coinvolgimento dello spettatore, perchè mancava l’illusione della realtà, ogni copione, anche i drammi shakespeariani, erano un pretesto per meravigliare e intrattenere il pubblico con effetti scenici e speciali.

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Acquistata una piena capacità espressiva nell’uso degli effetti speciali Méliès iniziò a progettare storie composte da più inquadrature. Infatti questo modo di narrare è detto “racconto a quadri”, ovvero scene fisse, staccate e autonome le une dalle altre  e per questo dette “autarchiche”, in quanto si esauriscono in sé stesse, ma si  concatenano l’una a  quella successiva; ogni nuova inquadratura dava quindi inizio a un differente episodio, con stacchi temporali tra l’uno e l’altro (ellissi), come in “Le Voyage dans la lune” (Il viaggio nella luna) del 1902 oppure “Voyage à travers l’impossible“ (Viaggio attraverso l’impossibile) del 1904, che descrive un avventuroso viaggio a bordo di un treno fantastico, che porta i passeggeri sulle Alpi, su altri pianeti e anche sotto il mare. Non esisteva ancora un montaggio come lo conosciamo oggi, per mostrare vari aspetti di una scena.

Questi film, fortemente ispirati dai romanzi avveniristici di Jules Verne, sono attualmente considerati i precursori della fantascienza moderna e sono quelli che garantirono a Méliès la fama più duratura, ma egli spaziò tra diversi generi dalla farsa al fantastico, dal comico al dramma, a forme di “horror” come “L’albergo stregato” (1896) o “Il palazzo del diavolo” (1896).

Nel 1913 la Star film, la sua compagnia cinematografica, andò in fallimento  a  causa della mancata tutela dei diritti d’autore. Méliès vendeva sì le copie dei suoi film, ma non percepiva introiti dalle proiezioni e produrre aveva costi ingenti.

I suoi film spopolavano in Europa e in America, ma era costretto a impegnare grosse cifre per produrne di nuovi, inoltre la sua vena artistica si stava esaurendo e le pellicole diventarono pian piano ripetitive e ridicole, perdendo l’interesse del pubblico.

Dopo la bancarotta della Star Film lavorò per un po’ con la  Pathè, ma con lo scoppiare della Prima Guerra Mondiale il suo sodalizio col cinema cessò definitivamente e Méliès tornò a dedicarsi agli spettacoli di illusionismo  con le repliche dei suoi film al Teatro Robert-Houdin, finchè il teatro venne demolito per la realizzazione del Boulevard Haussmann.

Méliès' tomb at Père Lachaise
Busto di Melies al Père Lachaise

Nel 1925 Méliès ritrovò una delle sue attrici, Jeanne d’Alcy, si sposarono e insieme gestirono un chiosco di dolci e giocattoli presso la Gare de Paris-Montparnasse.

A farlo uscire dall’oblio fu un giornalista, il direttore del Ciné-Journal, Léon Druhot, che lo incontrò in stazione: le sue produzioni furono riscoperte dai surrealisti, che organizzarono una retrospettiva, la prima retrospettiva cinematografica della storia.

Nel 1931 Méliès ricevette la Legion d’Onore direttamente dalle mani di Louis Lumière e nel 1932, grazie all’interessamento di un sindacato cinematografico, ottenne una pensione, che gli permise di ritirarsi in una casa di riposo per artisti. Georges Méliès morì nel 1938 e fu sepolto al Cimitero del  Père-Lachaise a Parigi.

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