La “Scuola di Brighton” era composta da un gruppo di pionieri del cinema inglesi: fotografi, inventori, registi, che usavano riunirsi presso l’Hove Camera Club a Brighton, per confrontarsi, guardare film, discutere, lavorare insieme a progetti e sperimentazioni sul nuovo mezzo espressivo: il cinema.
Non si trattava di una vera e propria scuola, ma di un gruppo di ricercatori cineasti della stessa zona, la costa sud dell’Inghilterra, che condividevano la medesima passione per il cinema e la stessa voglia di sperimentare nuove soluzioni tecniche e comunicative.
A definire questo gruppo “Scuola di Brighton” è stato, nei suoi articoli e nella sua Histoire générale du cinéma del 1947, lo storico francese Georges Sadoul.
La Scuola di Brighton rappresenta uno dei pilastri degli albori della storia del cinema, nonchè la prima, importante epoca del cinema britannico, infatti, benchè la cinematografia inglese degli inizi fu occultata dalla produzione francese e statunitense, essa fu portatitrice di grandi innovazioni tecniche e creative, alla base del linguaggio cinematografico moderno, che in seguito sarebbero state acquisite e perfezionate proprio dai grandi cineasti francesi e soprattutto americani.
L’inizio della fruttuosa esperienza della Scuola di Brighton si fa risalire al 1895, quando Birt Acres e Robert William Paul realizzarono e brevettarono una macchina da ripresa, con la quale realizzarono dei brevi film, tra cui Derby at Epsom.
Il 14 gennaio 1896, appena un paio di settimane dopo la prima proiezione dei Fratelli Lumière al Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi, presentarono a Londra presso la Royal Photografic Society: Rough Sea at Dover (Tempesta a Dover) del 1895. Questa fu la prima proiezione pubblica in Gran Bretagna e riscosse un successo tale, che il cinema si diffuse rapidamente in tutto il Paese.
Rough Sea at Dover
La Scuola di Brighton rimase vitale sino alle soglie della Prima Guerra Mondiale e, nel periodo di attività, i suoi creativi membri diedero grande impulso allo sviluppo del linguaggio cinematografico, sperimentando e mettendo a punto soluzioni tecniche, che cominciarono a dare respiro alla narrazione e all’espressività cinematografica e avrebbero portato all’evoluzione verso il cinema narrativo.
Paul e gli altri appassionati (William Friese-Greene, George Albert Smith e James Williamson, Alfred Darling etc), che si incontravano presso l’Hove Camera Club della graziosa località balneare di Brighton, nei primi tempi fecero propri e applicarono tutti quegli effetti speciali che Méliès aveva sperimentato nei suoi film: esposizioni multiple, dissolvenze, stop motion etc., ma mentre l’illusionista francese utilizzava questi effetti per stupire e meravigliare, giocando a sovvertire le leggi della fisica, della logica e della quotidianità, i registi inglesi iniziavano ad utilizzarli in maniera sempre più integrata e funzionale al racconto, praticando tutti i generi, dal comico, al fantastico, al dramma, al suspance, al documentario (per esempio Funeral of Queen Victoria di Cecil Hepworth del 1901 – che documentano i funerali della Regina Vittoria morta il 22 gennaio, che si svolsero a Londra il 2 febbraio 1901 – il film prodotto e distribuito dalla Hepworth si ritiene perduto, forse distrutto nel 1924 dallo stesso produttore Cecil M. Hepworth, che ormai fallito, cercò di recuperare l’argento del nitrato fondendo le pellicole), maturando anche una certa attenzione verso i problemi sociali.
The magic sword di Robert W Paul, 1901
Il cinema delle origini inglese era legato alla tradizione del romanzo vittoriano e quindi più accurato nella rappresentazione delle storie narrate, più attento ad evitare salti temporali e grandi incongruenze. Questo non significa che non tendesse a meravigliare il pubblico, ma si voleva raccontare qualcosa, oltre a mostrare il movimento e a stupire con le illusioni del nuovo mezzo espressivo.
Inoltre vivendo in pieno periodo vittoriano erano influenzati dalla sua rigida morale, che traspariva nei loro film, i quali diventavano non solo un mezzo di svago, ma anche d’insegnamento civile e morale, caratteristica che si trasmetterà al cinema statunitense classico: la polizia che arresta i “cattivi”, il trionfo del bene sul male, l’abnegazione e l’eroismo dei cani, i danni provocati dall’alcoolismo, etc.
Il principio seguito nella costruzione dei film di natura non documentaristica era mutuato da quello letterario: situazione di equilibrio, rottura dell’equilibrio o trasgressione, ritorno all’ordine, criteri strutturali del racconto e della fiaba, che sono alla base del cinema narrativo.
https://www.youtube.com/watch?v=RrlCocvJYjw
Alice in Wonderland – Alice nel Paese delle Meraviglie – diretto da Cecil Hepworth and Percy Stow del 1903
Iniziarono così quasi subito ad integrare gli effetti speciali, le sperimentazioni e gli strumenti del linguaggio del cinema all’interno di storie costruite, scoprendo e sviluppando per primi le principali tecniche di montaggio narrativo, come la scomposizione di scene in più inquadrature e la composizione di sequenze con più scene.
La scuola di Brighton pose le fondamenta per lo sviluppo del “montaggio narrativo“, che permette di rappresentare un’azione che continua da un’inquadratura all’altra, in modo coerente e realistico: per Méliès, infatti, nel montaggio tra una scena e l’altra c’era sempre un salto temporale, un’ellisse, come, ad esempio in Viaggio nella luna del 1902, quando il mezzo di trasporto precipita dalla luna al mare, il volo viene rappresentato da tre scene distinte che mostrano le tre fasi diverse della caduta (partenza, metà percorso, arrivo) e non un’azione continua.
Gli Inglesi si posero il problema della continuità dell’azione, della “linearizzazione temporale“, e cominciarono a raccordare, seppure in modo ancora molto rudimentale, inquadrature separate per dare un senso di continuità all’azione, sviluppando tecniche fondamentali per lo sviluppo del cinema narrativo successivo.
Extraordinary Cab Accident di William Paul (1903),filmato in cui un pedone viene investito da una carrozza. Le inquadrature sono state girate separatamente e poi raccordate: sono i primi tentativi di rispondere all’esigenza della continuità dell’azione.
La scuola di Brighton sperimenta forme narrative ed “effetti speciali” di grande importanza per ampliare la gamma delle possibilità espressive del nascente linguaggio cinematografico e per lo sviluppo del cinema successivo quali:
- La sovrimpressione tecnica già sviluppata in fotografia e applicata al cinema
- Il primo piano, che però il pubblico dell’epoca abituato al teatro, non gradì molto, poiché i volti apparivano ingigantiti e la cinepresa ne evidenziava difetti ed imperfezioni [Old Man Drinking a Glass of Beer (Comic Face) di George Albert Smith – 1897, The Big Swallow, 1901, di Williamson].
https://www.youtube.com/watch?v=WxcVzs88xRg
The Big Swallow, di James Williamson – 1901 – Tecnica del primo piano qui realizzata con un effetto ingrandimento dovuto dall’avvicinarsi dell’attore, Sam Dalton all’obiettivo. Il filmato si distingue, inoltre, per essere composto da più di un’inquadratura fissa.
- Il raccordo sull’asse, tipo di montaggio in cui la cinepresa si avvicina con uno stacco, inserendo primi piani, e poi torna indietro, sempre con uno stacco, con questo si intende il passaggio da un piano largo ad uno più stretto (o viceversa), che deve però essere realizzato senza mutare l’asse della macchina da presa. Utilizzata per evidenziare un particolare o far leggere una scritta o far notare qualcosa che altrimenti sarebbe passato in osservato, questa tecnica rompe l’inquadratura statica del luogo dove è ambientata la storia. La visione cinematografica diventa in questo modo molto diversa da quella dello spettatore teatrale. Questo tipo di montaggio è detto montaggio analitico.
- un utilizzo specifico del raccordo sull’asse è il raccordo tra le inquadrature con la soggettiva, col quale si fa assumere allo spettatore la prospetttiva del personaggio, come in Grandma’s Reading Glass (1900) in cui George Albert Smith, ricorrendo ad un mascherino dalla sagoma circolare, ci mostra alcuni oggetti come attraverso una lente di ingrandimento, alternando piani larghi, in cui si mostrano la scena ed i personaggi che guardano, a piani più ravvicinati, che mostrano invece l’oggetto dello sguardo.
https://www.youtube.com/watch?v=kC8RvcJXohk
As Seen Through a Telescope, 1900 di G. A. Smith – in questo filmato abbiamo uno dei primissimi esempi di soggettiva, un’inquadratura in cui lo spettatore assume il punto di vista di un personaggio: nell’inquadratura A vediamo un uomo guardare attraverso un cannocchiale, nell’inquadratura B vediamo il particolare di una donna che sta provando una scarpa, quindi si torna in A dove il nostro guardone verrà in qualche modo punito.
- stop motion (detta anche frame by frame o in italiano passo a uno) attualmente utilizzata soprattutto come tecnica di animazione, si effettua attraverso scatti fotografici, che diventano “movimento” solo in fase di montaggio, altrimenti rimangono semplici scatti singoli. Grazie ad una stop-motion è possibile creare delle situazioni irreali come animare oggetti o pupazzi, creare sparizioni improvvise o sostituzioni di corpi etc.
Tecnica dello stop motion in Un bacio visto ai raggi x – The X-Rays (1898) di George Albert Smith e James Williamson
- la dissolvenza incrociata (in inglese semplicemente fade, o cross fade, o dissolvence) da un’immagine si passa gradualmente ad un’altra, ovvero la prima inquadratura si affievolisce lasciando emergere la seconda, fino a scomparire del tutto. George Albert Smith e l’amico e collaboratore James Williamson la utilizzano in Let Me Dream Again (1900) per sottolineare il passaggio dal sogno al deludente risveglio alla realtà.
- la doppia esposizione che risulta utile per narrare due azioni contemporanee
- l’uso di mascherini
In Santa Claus (1898) George Albert Smith utilizza la doppia esposizione e l’uso di mascherini.
- Il campo-controcampo tecnica che si concretizza in fase di montaggio di un film, articolata in due distinte inquadrature speculari. E’ uno degli effetti più usato nel linguaggio cinematrografico, soprattutto nei dialoghi o nello scambio di sguardi, in quanto si mostrano il primo e il secondo soggetto alternativamente, in inquadrature ora dell’uno e poi dell’altro.
- Il fatto di amalgamare la realtà con la finzione è un’altra novità del cinema della Scuola Inglese: come nel film di James Williamson Fire! del 1901, nel quale è stato filmato un vero carro dei pompieri in corsa e un fittizio incendio in una casa. Si possono qui rinvenire i due fondamentali aspetti, che caratterizzarono il cinema delle origini: il documentario, che mirava a rispecchiare la vita e la realtà così come si presentano allo sguardo, rappresentato dai fratelli Lumière, e il versante di invenzione, trucco e manipolazione delle immagini che sviluppato da Méliès.
https://www.youtube.com/watch?v=YgJ5AfdjgyU
Fire! del 1901 film di James Williamson
- In Inghilterra nacque uno dei temi più classici del cinema, anche de inostri giorni quello della fuga-inseguimento (in inglese chase), che sfrutta a pieno quello che è da sempre il primario effetto del cinema: il movimento.
- Il montaggio narrativo, ovvero la frammentazione della scena in più inquadrature e/o riprese alternate, collegatefra loro in sede di montaggio, per rendere il racconto fluido e senza salti temporali (linearizzazione del racconto), con l’azione che prosegue da una scena all’altra.
I pionieri di Brighton, nella maggior parte dei casi, erano registi, sceneggiatori, montatori e spesso anche produttori dei propri film, a cui lavoravano in modo artigianale. Questo permetteva loro di creare e sperimentare in modo libero e indipendente, ma non competitivo.
Infatti nel decennio precedente la Grande Guerra sia in Francia che in Italia ma soprattutto negli Stati Uniti, la produzione cinematografica evolveva verso un sempre più strutturato sistema industriale, che permetteva di realizzare film più competitivi sul mercato.
Ben presto, quindi, la cinematografia inglese ne venne soffocata e i produttori britannici indirizzarano gli investimento sulla realizzazione di film tratti da opere letterarie o teatrali dei grandi scrittori e drammaturghi connazionali, come Shakespeare, Dickens , Walter Scott etc., ma gli sconvolgimenti del Primo Conflitto Mondiale spazzarono via anche questo tipo di produzione.
Col ritorno della pace i talenti britannici emigrarono, guardarono soprattutto agli Stati Uniti, che, lontani dagli orrori della guerra che aveva sconvolto l’Europa, avevano continuato a consolidare la propria produzione cinematografica in particolare in un sobborgo di Los Angeles chiamato Hollywood, che si stava delineando rapidamente come la Mecca del Cinema.
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