La strada verso l’invenzione del cinema incontra ovviamente una svolta decisiva con l’invenzione della Fotografia, infatti, se da una parte gli esperimenti e i dispositivi ottici per la visualizzazione e la proiezione di immagini animate continuano a migliorare ed evolversi, essi, tuttavia, seguitano ad essere legati a figure disegnate più o meno fedelmente (Precinema).Con l’avvento della fotografia i disegni possono finalmente essere sostituiti da immagini reali di persone, animali, paesaggi, cose… e la tecnologia e gli strumenti del processo fotografico aprono le porte alla nascita di quella che sarà definita settima arte: il Cinema.
L’invenzione della fotografia si fa risalire agli esperimenti di Joseph Nicèphore Niepce (1765 -1833), che col fratello Claude cercava di fermare l’immagine di una camera oscura mantenendo il risultato nel tempo. Ottiene la prima fotografia della storia nell’estate del 1826, su una lastra di peltro per l’eliografia cosparsa di di bitume di giudea, dopo un’esposizione di 8 ore: è ciò che si vede da una delle finestre della sua casa di Le Gras, in Francia.
A perfezionare il primo processo per lo sviluppo delle immagini di una camera oscura (dagherrotipia), è però un collaboratore di Niepce, Louis Jacques Mandé Daguerre (1787-1851), che presenta la sua invenzione al pubblico il 6 gennaio 1839, data a cui si fa riferimento per la nascita della fotografia – nome nato dalla fusione di due parole greche phos (luce) e grapho, (scrittura) – il 7 agosto dello stesso anno il Re Luigi Filippo di Francia firma il decreto per l’acquisto e le pubblicazione delle tecniche di Daguerre concedendo a lui e al al figlio di Nièpce, Isidore dei sostanziosi vitalizi. Il 10 agosto a Parigi, l’ottico Alphonse Giroux, cognato di Daguerre, inizia a vendere i dispositivi per la dagherrotipia costruiti in legno e del costo di circa 400 franchi. Il dagherrotipo non è però riproducibile e per il rapido annerimento dell’argento deve essere tenuto sotto vetro.
Anche se reso pubblico in Francia, Daguerre il 14 agosto 1839 ottiene il brevetto numero 8194 per il suo procedimento in Inghilterra, col quale impone delle licenze per l’utilizzo della sua scoperta.
In Italia i primi esperimenti di fotografia sono condotti da Enrico Federico Jest col figlio Alessandro e Antonio Rasetti, i quali realizzano uno strumento basato sui progetti di Daguerre, che è di fatto il primo apparecchio fotografico della stori italiana, con cui l’8 ottobre 1839 realizzano la rima fotografia italiana: una veduta della Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, ora conservata alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.
Negli anni successivi gli studi e le sperimentazioni sulle tecniche fotografiche portano a continui miglioramenti, la figura del fotografo diventa una professione, si aprono studi fotografici (il primo viene aperto a New York nel 1840, da Wolcott e Johnson), si fondano riviste per fotografi. Nel 1849 un anonimo documenta l’assedio della Repubblica Romana con una dozzina di tavole: è il primo reportage di guerra, ma il primo “fotoreporter” di guerra è Roger Fenton, che nel 1855 parte da Londra per documentare la Guerra di Crimea.
Nel 1851 un ottico di Pinerolo (Torino) Ignazio Porro progetta il primo teleobiettivo e nel 1854 André Disdéri brevetta il suo sistema per ritratti facendo esplodere la moda delle cartes de visite, fotografie con particolare formato (9 x 6 cm circa) in origine dedicate solo allo scambio dei ritratti tra persone e poi diventate anche oggetto di collezionismo.
Con le nuove tecniche tecniche all’albumina e poi l’introduzione nel 1855 delle lastre al collodio secco la dagherrotipia viene pian piano soppiantata.
Nel 1857 Oscar Gustave Rejlander realizza uno dei primi fotomontaggi della storia utilizzando più di trenta negativi diversi. Rejlander pioniere del fotomontaggio, tecnica che con le conoscenze a disposizione presenta notevoli difficoltà realizzative, impiega sei settimane di lavoro per portare a compimento la composizione: ogni negativo richiede almeno due ore di esposizione, per ottenere un positivo della giusta tonalità occorrono numerosissime prove, per far combaciare le immagini e le scene in modo da rendere tutto naturale si rende necessario un lavoro di mascheratura enorme. L’opera, intitolata “Two ways of life“, e presentata alla “Manchester Art Treasures Exhibition”, è destinata a fare scalpore: sia per i contenuti, per la presenza di nudi femminili, che per la tematica, vizi e lussura presentati in modo esplicito, che per la tecnica del fotomontaggio ritenuta deformatrice della realtà. Tuttavia rimane indiscusso il riconoscimento del suo grande talento in questo campo.
Nel 1888 George Eastman idea un apparecchio fotografico portatile in grado di impressione rulli di carta sensibile: è la Kodak N.1 del nascente marchio Kodak, il primo apparecchio di massa. La pellicola per 100 pose circolari deve essere caricata in fabbrica. L’anno seguente incomincai la produzione e commercializzazione di rulli di celluloide trasparente: importante passo in avanti verso la nascita del cinema
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